
LA NOSTRA FAMIGLIA
4 novembre 2013
Carissimi Luisa e Roberto,
sono io che devo ringraziare voi e Franco per la grande esperienza di vita che mi avete testimoniato.
Non dimenticherò mai un bambino meraviglioso che riusciva a controllare la tensione che gli procuravano le visite fischiando e ridendo sempre felice.
È stato il primo bambino che ha usato il computer per comunicare, utilizzando la sua unica risorsa che era la voce, ha avuto una tenacia incredibile.
Ricordo ancora la mia meraviglia quando vedevo che si rilassava perfettamente in braccio al fratello molto abile nel tenerlo. Non dimenticherò neppure mai Franco adulto immerso nella fatica di respirare e comunicare, ma ancora capace di lavorare anche per gli altri e di comunicare serenità e fiducia nella vita.
Questo è successo per i doni naturali di bontà che Dio gli ha dato, ma anche perché due genitori come voi lo hanno accolto senza riserve dandogli non solo affetto, ma sicurezza, positività, disponibilità. Anche l’esperienza dell’amicizia con Marco è stata unica e bellissima ed è stato un vostro dono.
Mi spiace non poter partecipare al funerale domani ma ci sarò con il mio affetto e la mia preghiera. Di fronte al mistero di una vita difficile come quella che Franco ha vissuto, non possiamo che ringraziare comunque Dio che fa scaturire dalla sofferenza testimonianze di bene che rendono la vita degna di essere vissuta.
Grazie anche per quello che fate per i genitori e giovani disabili del vostro territorio.
Vi saluto e vi abbraccio.
Alda Pellegri
L’associazione La Nostra Famiglia si dedica alla cura e alla riabilitazione delle persone con disabilità, soprattutto in età evolutiva. È presente in Italia in sei regioni e in cinque Paesi del mondo. Si prende cura di bambini e ragazzi sia con quadri patologici di estrema gravità sia con situazioni meno gravi, a rischio psicopatologico o di svantaggio sociale.
È stata fondata dal Beato Luigi Monza. Era il 28 maggio 1946 quando i primi due bambini fecero il loro ingresso nella casa di Vedano Olona. Nel 1954 il Ministero della Sanità stipulò la prima convenzione con un centro extraospedaliero di riabilitazione in Italia: era il centro de La Nostra Famiglia di Ponte Lambro.
Da allora La Nostra Famiglia non ha mai cessato di crescere.
Luisa e Roberto si sono affidati – e hanno affidato il proprio figlio – prima al centro di Conegliano e poi a quello di Treviso, che proprio quest’anno ha festeggiato i cinquant’anni di attività.
Un rapporto di grande fiducia. Ma anche di amicizia e di collaborazione che negli anni non è mai venuto meno.
La Nostra Famiglia è stata un faro nella vita di Franco. E la stella polare per Luisa, Roberto e per tutta la comunità di familiari e amici.
Dal Notiziario di informazione del Gruppo Amici di Don Luigi Monza – La Nostra Famiglia
Un carattere e una presenza di spirito, una voglia di fare e di vivere che ti sconvolgono e ti restano dentro. Così la famiglia, gli amici e i colleghi descrivono Franco Niero, quarant’anni, di Robegano in provincia di Venezia, recentemente scomparso.
La sua esperienza di vita è stata per la comunità una scuola per capire il significato della parola “inclusione”.
Una emorragia celebrale a soli cinque giorni di vita porta Franco ad una tetraparesi spastica distonica. Il suo percorso terapeutico comincia subito, nel 73, un anno dopo la nascita.
La scelta dei genitori, Roberto e Luisa, è quella di avviare un percorso terapeutico a La Nostra Famiglia a Conegliano. Un cammino molto positivo, che si è articolato in parallelo a quello della scuola dell’obbligo, dell’associazionismo e del volontariato.
Terminata la scuola dell’obbligo, sembrava potersi aprire anche il cammino della scuola superiore, che invece si è rivelato una esperienza negativa che ha minato le deboli sicurezze che Franco aveva acquisito anche grazie a La Nostra Famiglia.
E come spesso accade, è proprio questo momento di crisi che riesce a dare avvio ad una grande idea: grazie all’inventiva dei genitori e con il coinvolgimento di amici, associazioni e conoscenti del territorio nel 1992 è nata la Cooperativa Sociale Il Germoglio.
Franco è stato il primo di 16 soci fondatori di quella che oggi è un’azienda leader nel settore della gestione del green a tutto tondo, dalla progettazione di giardini alla manutenzione di spazi verdi pubblici. L’idea alla base della Cooperativa Il Germoglio era ed è quella di offrire opportunità reali di lavoro a persone svantaggiate normalmente escluse e dei normali canali occupazionali. In vent’anni l’azienda è cresciuta ed è arrivata a dare lavoro continuativo a più di 50 persone, il 30% delle quali considerate svantaggiate.
In questo ambiente Franco è riuscito a reinventarsi e a cambiare prospettiva, diventando protagonista di un contesto lavorativo in cui la disabilità non era e non è considerato un ostacolo. Franco riusciva a lavorare nell’amministrazione del Germoglio grazie ad uno speciale dispositivo realizzato appositamente che, solo con l’uso della voce, gli consentiva di inserire, modificare e aggiornare i dati relativi ai lavori in corso, alle squadre di manutenzione del verde, alle attività della Cooperativa. Un lavoro che era diventato una normalità nella vita di Franco, ma che rappresenta quasi un miracolo di forza di volontà e voglia di fare in prima persona.
In un testo dedicato a lui si legge: “Franco, pur nella sua fragilità, è stato come il piccolo seme di senape che ha dato vita ad un grande albero. La sua vita è stata una continua conquista, giorno per giorno, con forza di volontà e grande fiducia nei suoi genitori e negli altri. In questo mondo dove tutti noi siamo presi dall’apparire, dal seguire idoli come il piacere, il denaro, il potere, Franco
ci ricorda che la pienezza della vita sta nel soddisfare i nostri bisogni di amare e di essere amati, nelle nostre relazioni”.
E ancora: “Franco si è presentato a questo mondo nel modo in cui la fragilità umana è più evidente, crescendo nell’impossibilità di rendersi autonomo, di poter camminare, nutrirsi, vestirsi, provvedere a sé. È stato espressione alta e leggera della fragilità che alla fine accomuna tutti nostri percorsi.
Come potremmo immaginare che una persona così dipendente dagli altri possa costruire
qualcosa per gli altri? Eppure Franco è stata una scintilla che ha acceso più fuochi, che ancora ardono per merito suo. Aperto la mente e la volontà dei suoi genitori, che a Robegano hanno testimoniato un nuovo modo di vivere la disabilità, non ai margini della comunità, ma dentro la comunità, interrogandosi e interrogando, valorizzando Franco e chiunque si accostasse a lui, aprendo le porte di casa da sempre perché le relazioni sono il senso di questa vita. Franco ha goduto di queste relazioni, ma quanto ha goduto chi lo ha incontrato!”